immagine presa da LaPresse
Questa scarpe gridano “marchons, marchons” contro i divieti a manifestare per le strade di Parigi. Queste scarpe sono diventate vasi per dei fiori, perché l’urgenza stavolta non è solo politica ma climatica. Queste scarpe, insieme ad altre migliaia, si sono silenziosamente disposte il 29 novembre in Place de la Republique, per manifestare in occasione del summit “Cop21” ospitato nella capitale francese. Mentre in oltre 150 paesi del mondo si camminava, si cantava e si sventolavano striscioni arcobaleno per chiedere politiche a favore dell’ambiente, a Parigi queste scarpe restavano fisse sul cemento della piazza. A lanciare l’iniziativa sui social network è stata l’associazione Avaaz, perché Parigi doveva poter dire la sua nonostante la paura e il buio del terrorismo. Cosi si sono riunite 4 tonnellate di calzature circondate da una catena umana che, tenendosi per mano, ha protetto i loro passi silenziosi dal rumore della corsa dei black block e delle cariche della polizia. Scarpe vuote, senza una strada da percorrere; ferme di fronte all’immobilità dei potenti della terra nella gestione del surriscaldamento globale e della lenta uccisione del nostro pianeta. Stivaletti, tacchi, infradito, scarpe da ginnastica, mocassini, sono diventati tele per messaggi in diverse lingue, per disegni e colori di ogni tipo. Ognuna diversa dall’altra, perché la questione climatica coinvolge tutti noi, e il pianeta non fa differenze di razza o colore.